La sostenibilità economica del mestiere di scrittrice

Continuo ad operare nel mondo della salute e del benessere, e nutro non pochi dubbi sulla sostenibilità economica del mestiere di scrittrice. Per quel che vedo, quasi tutti gli scrittori che ho potuto conoscere in questi anni hanno un lavoro parallelo: chi insegna a scuola, chi fa l’architetto o l’avvocato, chi l’operaio in fabbrica. Nessuno, insomma, tolti i grandi nomi della letteratura, nella vita scrive e basta. E questo accade, essenzialmente, perché scrittori si diventa con il tempo. Spesso lo si è da tutta la vita senza esserne necessariamente consapevoli, ma questo è un altro paio di maniche.

Detto ciò, le vite degli autori più famosi della nostra epoca, dimostrano che tra il momento in cui si inizia a scrivere, il momento in cui si viene pubblicati e il momento in cui si incontra il successo, possono passare diversi decenni. Io ho pubblicato tre romanzi in pochi anni, ma ancora non mi sento pienamente una scrittrice né, tantomeno, intravedo il successo nel mio prossimo futuro. Non penso che riuscirò mai a vivere di letteratura, anche se le opportunità di guadagnare denaro con le vendite dei libri oggi sono notevolmente maggiori rispetto al passato. Questa è infatti l’epoca del crowdfunding, dell’editoria online, di Amazon… Tuttavia l’aspetto economico è per me del tutto marginale a questo stadio della mia evoluzione come scrittrice. Quel che più mi interessa, ora come ora, è che ogni mio libro sia migliore del precedente in quanto ad architettura e stile. Che venda due, duecento o duemila copie dipende da fattori che in alcuni casi esulano completamente dal mestiere letterario.

Sento di star progredendo romanzo dopo romanzo, anche per quel che riguarda il rapporto con i miei editor. Ho accettato ormai il fatto che un buon editor è colui che riesce a capire il mio mondo meglio di me stessa, e così, più spesso di quanto mi renda conto, mi lascio spingere a scrivere ciò che i professionisti pensano che io sia destinata a scrivere… Ci vuole molta pazienza ed umiltà per accettare di dover cancellare dieci o venti pagine solo perché non piacciono a qualcun altro! Fortunatamente io possiedo una scorta inesauribile di quella che chiamano ispirazione e ho ancora un mucchio di cose da raccontare. In effetti penso che il 99% del tempo che dedico alla scrittura sia lontano dal foglio o dallo schermo del mio PC. Potrebbe sembrare paradossale, e lo capisco, ma scrivere un romanzo è per me come costruire una casa con la mente. E la mia immaginazione, francamente, non ha prezzo.

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