Codice Rosso

Scrivere Codice Rosso è stato come scavare dentro le mie viscere per recuperare i pezzi di una storia che mi sforzo di non dimenticare. La memoria che conservo dei tremendi mesi della pandemia da Covid 19 è una memoria a tinte fosche. I ricordi si dipanano veloci nella mia mente, così veloci che ho dovuto penare non poco per organizzarli e presentarli secondo un ordine cronologico certo. Non è stato infatti per niente facile ricordare i mesi che hanno preceduto il fatidico 9 marzo del 2020, primo giorno di lockdown in Italia, né è stato facile rammentare come, lentamente ma inesorabilmente, la mia vita, così come quella di ogni abitante della Terra, sia stata rivoluzionata.

La deflagrazione di quella bomba chiamata Covid 19 non ha lasciato scampo a nessuno, tantomeno a noi volontari del Pronto Intervento che, notte e giorno, abbiamo combattuto fianco a fianco contro un nemico invisibile e senza pietà. Sono stata investita dall’onda d’urto del virus in maniera del tutto improvvisa e con una tale violenza che il mio corpo non tornerà più ad essere lo stesso. Porto ancora, chiarissimi, i segni del terribile contagio su di me. Aver combattuto in prima linea è stata un’esperienza terribile, soffocante, spaventosa, che sono tuttavia fiera di aver vissuto e che ho affidato alle pagine di questo mio terzo libro.

Tutto ebbe inizio nel dicembre del 2019, così come confermano gli studi effettuati sul virus di Wuhan, in Cina. Noi operatori sanitari sentivamo che stava accadendo qualcosa di particolare anche se nessuno di noi poteva nemmeno immaginare di cosa si trattasse. Eravamo sotto Natale quando al centro operativo del Pronto Intervento iniziammo a ricevere le prime, numerosissime, chiamate per problemi legati all’apparato respiratorio. Si trattava per lo più di anziani, ricordo, colpiti da polmoniti prima del periodo più freddo dell’anno. Le bombole d’ossigeno a nostra disposizione iniziarono a scarseggiare da subito, proprio mentre i Tg nazionali iniziarono a parlare di pandemia e di emergenza sanitaria. Il 2020 è stato per me un anno durissimo, fatto di sacrifici e di solidarietà, ma anche di nervosismi, ansie, incomprensioni, malesseri e dolore. Il dolore di vedere ogni giorno uomini, donne e bambini lottare per le loro vite appese ad un respiro, lo porterò sempre con me. Le gioie, durante la pandemia, sono state poche ma indescrivibili. Una di esse, la nascita del piccolo Jacopo, rimarrà per sempre dentro il mio cuore.

Non conto più le volte in cui ho pensato di abbandonare il progetto Codice Rosso. Nessun altro romanzo mi ha costretto ad immergermi così a fondo nei meandri delle mie emozioni. Ne sono uscita frastornata, con più dubbi di quanti ne avessi prima ma orgogliosa di aver ricucito quei delicati brandelli della mia memoria.

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